Quando una donna in gravidanza immagina il parto, è facile che si visualizzi nella posizione litotomica o “ginecologica”, supina, con i piedi sollevati sopra il livello delle anche.
Questa è la rappresentazione del parto fornita nella nostra società, e che, purtroppo, abbiamo introiettato come normalità.
La posizione “ginecologica” è stata introdotta dal medico Francois Mauriceau nel ‘600 per permettere a chi assisteva al parto di avere maggior controllo sulla nascita in termini di visione e facilità di accesso, a discapito dei bisogni fisici ed emotivi della partoriente.
Fu Luigi XIV di Francia il primo a chiedere che venisse utilizzata per assistere alla nascita di uno dei suoi figli.
L’uso di questa posizione divenne la norma e rispecchia ciò che accade ancora oggi negli ospedali del mondo “sviluppato”, dove la stragrande maggioranza delle donne si trova a vivere l’intera esperienza del parto in una posizione passiva, semi-sdraiata o semi-seduta.
Nella fisiologia del parto è, invece, fondamentale comprendere che le posizioni da adottare possono variare significativamente nelle diverse fasi del processo della nascita. Alcune possono essere più efficaci durante la dilatazione, mentre altre possono favorire la fase finale di espulsione del bambino.
Significa che non esiste un modo giusto o sbagliato di partorire e che, anzi, le possibilità sono infinite.
È importante che le donne possano esplorare e sperimentare liberamente la potenza della nascita attraverso un processo che le veda prendere decisioni attive sul parto stesso.
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Posizioni per partorire: perché quella ginecologica potrebbe non essere la migliore
La posizione ginecologica è spesso la norma nella pratica ospedaliera perché offre un facile accesso del personale medico al perineo e alla vagina, semplificando l’assistenza durante il parto.
Nel processo fisiologico della nascita il centro dell’evento sono la donna e il suo bambino.
Chi assiste dovrebbe per lo più evitare di intervenire, ove non sia strettamente necessario. In più, chi dovrebbe stare comoda è la donna che sta partorendo e non chi l’assiste.
Per la partoriente, infatti, la posizione supina può comportare alcune importanti sfide perché interferisce con la forza di gravità e rallenta la discesa del bambino.
La postura sdraiata blocca il diaframma della madre. Questo può rendere difficile gestire le spinte perché il diaframma è un muscolo importante coinvolto nella respirazione e nell’espulsione del bambino.
La posizione ginecologica blocca anche il passaggio del nascituro attraverso il canale del parto, perché il diametro del canale stesso risulta ridotto a causa delle ginocchia divaricate della madre.
Se la stessa fisiologia del parto dimostra che la posizione ginecologica può in alcuni casi arrivare ad ostacolare il travaglio stesso.
Quali sono, allora, le migliori posizioni per partorire? Quelle intuitive che seguono e rispettano l’istinto naturale della madre.
Le donne dovrebbero essere incoraggiate ad assumere posizioni libere, con la fiducia che il sapere del corpo indicherà loro la posizione per favorire l’avanzamento del travaglio, oppure per trovare sollievo dal dolore.
Guida alle posizioni intuitive per il parto
Il travaglio e la nascita sono esperienze altamente dinamiche, dove il corpo di una donna intraprende un viaggio in cui cerca le posizioni fisiologiche ottimali per sostenere la nascita del suo bambino.
Possiamo guardare alla storia antica del parto e osservare come le partorienti siano raramente rappresentate nell’arte in posizione supina. Le donne hanno da sempre conoscenza istintuale dei benefici che possono derivare dall’adozione di posizioni più attive e dinamiche.
Questo sapere interiore è andato sopito, soppiantato dalle norme della pratica ospedaliera e dal condizionamento culturale.
Posizione verticale
In molte raffigurazioni antiche le dee che partoriscono sono rappresentate erette.
Questa posizione permette di sfruttare la forza di gravità per aiutare il bambino a scendere.
Stare in piedi offre anche una maggiore flessibilità dell’anca, consentendo alla madre di muovere i fianchi, scuoterli o eseguire movimenti che possono favorire il processo di discesa, dilatazione e incanalamento nel canale del parto.
Nella fase prodromica, la primissima del travaglio, la madre sarà spesso naturalmente chiamata a camminare ed aiuterà così il bambino ad iniziare la sua discesa favorendo anche un buon posizionamento fetale dato dall’oscillazione regolare del bacino. Inoltre, il cammino durante i prodromi rappresenta un momento di ricerca ed esplorazione dello spazio di nascita che permetterà alla donna di trovare il punto sicuro e confortevole dove fermarsi, quando l’intensità del travaglio attivo la inviterà a muoversi meno.
Per mantenere la posizione eretta all’avanzare del travaglio si può utilizzare un supporto, come una sedia o una sgabello, per favorire il dondolamento pelvico e ridurre le tensioni muscolari.
Il sostegno può provenire anche da un partner o da un assistente di nascita, non solo per rafforzare fisicamente la madre, ma anche per fornire un contatto emotivo di incoraggiamento.
Un altro vantaggio della posizione verticale è che aumenta il flusso sanguigno in tutto il corpo, migliora l’apporto di ossigeno all’utero e al bambino, nonché la produzione di ormoni ed endorfine.
Nella posizione ginecologica, invece, i vasi sanguigni sono per lo più compressi, rischiando di compromettere anche l’ossigenazione fetale.
A fine travaglio, la donna può accompagnare le spinte per far uscire il suo bambino restando in piedi, se riesce a mantenersi da sola e se può confidare su una figura di assistenza che accoglierà il piccolo umano mentre compie il suo primo ingresso nel mondo.
Posizione accovacciata
L’accovacciamento è una posizione che aumenta il diametro dell’ingresso pelvico, permettendo al bambino di posizionarsi correttamente nel canale del parto.
Alcune donne trovano la posizione di squat troppo faticosa da sostenere. In questo caso, il partner o la figura di supporto presente può mettersi alle spalle per offrire un appoggio.
Una variante della postura accovacciata è la posizione accovacciata elevata, inclinandosi all’indietro, portando il bacino verso il basso e lavorando sulla rilassatezza del perineo.
Per sostenere lo squat si può utilizzare una corda sospesa, appesa al soffitto, o sfruttare il sostegno del partner.
Posizione inginocchiata
L’inginocchiamento è una posizione di nascita simile allo squat, che prevede l’inginocchiamento con un appoggio, come una fitball ad esempio.
Mentre la madre rilascia i muscoli del bacino per permettere l’espansione necessaria per la dilatazione cervicale, il bacino ruota e il bambino scende più facilmente nel canale del parto.
Le posizioni in ginocchio è sconsigliata a quelle donne che hanno un addome prominente, se hanno le gambe gonfie o molto mal di schiena.
Quando la mamma inizia a sentire la testa del bambino emergere, può sedersi per tenerlo in braccio una volta nato.
Posizione a carponi
Un’altra posizione che le donne assumono intuitivamente al parto è quella carponi, anche senza rimanere costantemente inginocchiata e piegata in avanti.
La posizione sui quattro appoggi si presta a muoversi in molte direzioni diverse: cambiando e spostando il peso più sulle mani o gli avambracci, oppure sulle ginocchia; in questo modo il bacino e la colonna vertebrale possono muoversi in modo molto proficuo, come aiuto al buon posizionamento del bambino.
In questa postura, la forza di gravità non è così oppressiva come nelle nascite verticali, il che può offrire maggior controllo durante il parto e ridurre il mal di schiena associato.
Può favorire le rotazioni interne del bambino durante l’ultima fase del travaglio, facilitando la nascita in modo naturale e scorrevole.
La posizione carponi è svantaggiosa nel lungo tempo perché stanca le braccia e le ginocchia, che devono sostenere il peso del corpo.
Posizioni asimmetriche
Durante il travaglio l’assunzione istintiva di posizioni asimmetriche è in genere la risposta alla necessità di aggiustare il posizionamento del bambino, favorire la rotazione o accompagnare la discesa.
Il travaglio è la danza perfetta tra la madre ed il bambino se è data loro occasione di ascoltarsi a vicenda: la donna che istintivamente si porta in affondo, solleva la gamba appoggiandosi ad una sedia oppure da sdraiata su un fianco aggancia la coscia portandola verso il busto, sta con ogni probabilità assecondando il movimento del suo bambino per aiutarlo nel suo viaggio.
Come allenare il corpo alle posizioni intuitive per partorire
Scegliere la posizione per partorire non significa solo adottare una posa comoda, ma assecondare il flusso istintivo che guida il corpo.
Durante il travaglio, infatti, la donna vive un’esperienza dinamica, dove la potenza delle onde uterine invita ad assumere posizioni differenti, in un ascolto profondo delle proprie necessità.
Questa danza, dove il corpo si muove intuitivamente per far nascere e accogliere il bambino, condurrà la donna verso un parto sereno e consapevole.
Il risveglio di questa competenza innata e in qualche misura l’allenamento all’assunzione e mantenimento di alcune posizioni diventano, quindi, un elemento essenziale.
Quando il corpo ha familiarità con determinate posizioni, è più facile che le assuma durante il travaglio, poiché si è già sperimentata la loro efficacia e si è maggiormente in grado di trovare il giusto equilibrio e comfort.
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